Quando si confronta il consumo di una stufa a gas con quello di una stufa elettrica non basta guardare quanta energia assorbe l’apparecchio. Bisogna capire quanta di quell’energia diventa calore utile, quanto costa l’energia alle tariffe attuali in Italia e quali altre conseguenze (emissioni, sicurezza, impianto) porta con sé la scelta. Questa guida prende come riferimento il contesto domestico italiano e analizza tutti i passaggi che trasformano euro in calore, così da fornire un confronto il più possibile realistico.
Indice
Come si misura il consumo delle due stufe
Per la stufa elettrica l’unità di misura commerciale coincide con quella del calore prodotto: 1 kWh di elettricità acquistata diventa circa 1 kWh di calore percepito, perché nelle resistenze il rendimento è prossimo al 100 %.
La stufa alimentata a gas (metano o GPL) invece viene fatturata a Smc (standard metro cubo). Un Smc di metano contiene mediamente 10,69 kWh di energia chimica. Prima di arrivare all’ambiente, però, quella energia perde qualcosa: in una stufa catalitica o infrarossi ben regolata resta disponibile l’85-95 % sotto forma di calore.
Efficienza termica degli apparecchi
Stufe elettriche a resistenza – Il calore proviene dall’effetto Joule: il rendimento reale è 0,98-1,00 perché quasi tutta l’elettricità diventa calore nell’aria circostante.
Stufe a gas catalitiche o a infrarossi – Il pannello ceramico raggiante o la combustione “a fiamma libera” convertono fra l’85 % e il 95 % dell’energia del gas in calore utile; il resto esce sotto forma di vapore, CO₂ e tracce di gas combusti.
Stufe a gas con scarico esterno (tipo camino chiuso) – Devono evacuare i fumi: il rendimento scende tipicamente fra 70 % e 85 %. In compenso migliorano la qualità dell’aria interna.
Per un confronto prudente adotteremo un rendimento del 90 % per la stufa a gas domestica senza scarico e del 100 % per la stufa elettrica.
Costi energetici attuali
Secondo le tariffe ARERA aggiornate il prezzo medio finale dell’elettricità per cliente vulnerabile è 0,138 €/kWh, mentre il gas naturale costa 1,1746 €/Smc tasse incluse.
Convertendo il gas in kWh termici:
1,1746 €/Smc ÷ (10,69 kWh × 0,90) ≃ 0,123 €/kWh di calore utile.
Quindi oggi il kWh di calore erogato da una stufa a gas costa circa il 10 % in meno del kWh di calore fornito da una stufa elettrica, ma il divario si riduce (o si annulla) se si dispone di un contratto elettrico molto competitivo a circa 0,12 €/kWh.
Esempio pratico: 2 kW di potenza termica per un’ora
Immaginiamo di dover scaldare rapidamente una stanza con 2 kW di calore continuativo.
Apparecchio | Energia comprata in 1 h | Costo in 1 h | CO₂ emessa in 1 h* |
---|---|---|---|
Stufa elettrica 2 kW | 2 kWh elettrici | 2 × 0,138 € = 0,28 € | 2 kWh × 0,270 kg/kWh = 0,54 kg |
Stufa a gas 2 kW (90 % η) | 0,21 Smc gas (≈ 2,22 kWh chimici) | 0,21 Smc × 1,1746 € = 0,24 € | 2 kWh × 0,225 kg/kWh = 0,45 kg |
*per il gas si assume 202 g CO₂ per kWh chimico, corretto sul rendimento; per l’elettricità si usa il fattore 270 g CO₂ per kWh consumato nel 2024.
Risultato: con le tariffe attuali la stufa a gas fa risparmiare circa 4 centesimi all’ora e riduce di 90 g la CO₂ liberata, ma il vantaggio economico scende o scompare se il contratto luce è particolarmente basso o se la stufa a gas non raggiunge il 90 % di rendimento netto.
Altre variabili che incidono sui consumi reali
Il costo al kWh è la punta dell’iceberg: altri fattori possono pesare più della tariffa.
Ventilazione e umidità – Le stufe a gas senza scarico liberano vapore e CO₂ che obbligano ad aerare il locale; le dispersioni d’aria possono “mangiarsi” parte del risparmio energetico.
Inerzia e distribuzione – La radiazione infrarossa delle stufe a gas scalda superfici e persone rapidamente, mentre la convettiva elettrica alza la temperatura dell’aria: in ambienti con scarsa coibentazione il comfort percepito può richiedere più potenza elettrica o più tempo di funzionamento.
Allacciamento – Se in casa non è presente il metano, acquistare bombole GPL aumenta il costo reale del kWh (trasporto, cauzione, variazioni stagionali del prezzo) e riduce il differenziale a favore del gas.
Sicurezza – Le stufe a gas necessitano di sensori di ossigeno, termocoppie e controlli periodici; le stufe elettriche hanno rischi principalmente elettrici (cavi, sovraccarichi) ma non rilasciano fumi.
Manutenzione – Ugelli e pannelli ceramici sporchi riducono il rendimento della stufa a gas e fanno salire il consumo effettivo; le resistenze elettriche richiedono solo pulizia superficiale.
Quando conviene ciascuna soluzione
La stufa a gas è più conveniente quando:
– l’abitazione è già allacciata al metano;
– si usa in periodi brevi ma ripetuti (autunno-primavera) e la stanza è ben arieggiata;
– si desidera un calore radiante immediato in un locale di passaggio;
– il contratto luce è in fascia unica e non molto competitivo.
La stufa elettrica è più interessante quando:
– la casa non dispone di gas o usa solo bombole;
– si sfruttano tariffe biorarie e si riscalda prevalentemente fuori punta;
– l’ambiente è piccolo e serve calore breve e puntuale (studio, bagno);
– è necessario evitare vapor d’acqua e combustibili interni (allergie, dispositivi medicali).
Prospettiva futura e varianti
Il margine economico a favore del gas potrebbe ridursi ulteriormente se il mix elettrico italiano continua a decarbonizzarsi e il PUN resta sotto 0,10 €/kWh. Viceversa tensioni sui mercati del gas, come avvenuto nel biennio 2021-22, possono ribaltare le convenienze. Vale la pena ricordare che esistono stufe elettriche a pompa di calore (split portatili o monoblocco): con COP 2-3 raddoppiano o triplicano il calore ottenuto da ogni kWh elettrico, scavalcando di gran lunga l’economia del gas, ma a costi di acquisto e rumore superiori.